[Orazio] - Tema della morte

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  1. Strider345
     
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    Lancio questo primo post di introduzione di questa sezione. Come vedete ho segnato il nome dell'autore/filosofo in mezzo a due parentesi quadre: dovrete fare così per ogni discussione.

    Il form è: [Nome autore] - Tema affrontato - Altro


    Proprio oggi stavo studiando il pensiero di Orazio, autore latino e filosofo che parla dell'equilibrio, che lui chiama autarcheia (spero sia giusto, non ne sono sicuro) come assenza di eccessi: in poche parole lui parla di vivere nell'equilibrio delle cose, per trovare la felicità, non eccedendo nè in male nè in bene.
    Il suo pensiero, apparentemente inattaccabile, sfocia però in un difficile pessimismo: Orazio raggiunta la consapevolezza delle cose (riprendeva la dottrina lucreziana dell'atomismo, quindi della semplificazione della realtà a linguaggio matematico e atomico) non riusciva a liberarsi dalla paura della morte e dalla fobia del tempo che passa inesorabile.

    « Mentre parliamo sarà già fuggito l'invidioso tempo:
    afferra l'oggi, quanto meno possibile fiduciosa nel domani. »


    dice lo stesso Orazio.

    Personalmente non ho paura della morte: la ritengo un naturale corso degli eventi. Gli uomini nascono per morire, a questa crudele legge della natura non possiamo (ancora) trasgredire. Tutto sommato è anche giusto: l'uomo per natura non è mai contento, quindi se fossimo immortali finiremmo per togliercela da soli la vita. In ogni caso penso che lo scopo della vita non sia tanto morire... quanto quello della ricerca della felicità, sia personale sia degli altri. Essere ricordati, ecco forse l'unico scopo decente della vita. D'altronde l'uomo è un essere che fa parte di questo ciclo naturale in cui siamo immersi e l'unico privilegio (o sfortuna?) che ha è quello di avere la reale consapevolezza di cosa succede in questa pazza realtà.

    Cosa ne pensate? La morte vi fa paura? Avete anche voi la consapevolezza del tempo che scorre inesorabile e ogni tanto cadete nel pessimismo? A voi la parola, cari amici pensatori.
     
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  2. Gamahuaia
     
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    Io sono pessimista se penso che la nostra vita non ha uno scopo superiore, se non quella di giungere al termine. Però penso anche che, durante tutta la sua durata, la vita serva per conoscere il mondo che ci sta attorno, o almeno tentare di farlo. Questa teoria ha in sè anche l'idea di farsi ricordare, perchè conoscendo le leggi che regolano l'universo, se ne possono scoprire delle altre, con le quali si può aiutare a vivere meglio le generazioni future. Con viveve meglio non intendo vivere più comodamente, ma semplicemente tentare di raggiungere la felicità morale ma anche fisica, senza però eccedere, e, soprattutto, condividendola con gli altri. Per cui non ho paura della morte, se deve succedere succede, non temo di essere spedito in un ipotetico inferno o di dover rendere conto della mia vita a qualche essere superiore, se fosse questo il nostro scopo, dovremmo averne dei segni evidenti, che però mancano, per adesso. L'unica mia preoccupazione riguardante la morte è di dare un immenso dolore ai miei cari e a coloro che mi vogliono bene, poi per il resto non ho paura. Certo spero che arrivi il più tardi possibile, perchè avrei anche qualche scopo personale da raggiungere, e spero anche che non sia dolorosa nè stupida, sempre per evitare il più possibile il dolore agli altri

    In conclusione sono anche d'accordo col pensiero di Orazio Carpe Diem, è sempre stato alla base dei miei pensieri: se la vita non ha uno scopo superiore a quello terreno perchè sprecarla facendo cose inutili ed effimere? Tenta sempre di viverla al meglio e di non perdere nemmeno un attimo della tua esistenza, ovviamente sempre nel giusto mezzo
     
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  3. _skunk_
     
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    Io ho paura della morte. E' una paura che, credeteci o no, mi assale fin da quando ero piccolissima. Spesso scoppiavo in lacrime al pensiero della morte mia e dei miei cari. E questo gia' a 4 o 5 o 6 anni. Credeteci o meno. Innanzi tutto mi spaventa il fatto di non vivere, sia in senso metaforico, sia nel senso piu' proprio. E poi a spaventarmi e' quel nulla eterno che mi attende. In realta' non tanto quello, ma la consapevolezza della sua venuta. Il sentire la vita che mi lascia. In pratica, l'essere cosciente che sto morendo. Infine il lasciare le persone che amo. In entrambi i sensi ovviamente, sia nel senso che muoio io sia nel senso che muoiono loro. Io voglio vivere, e non voglio accontentarmi di quello che ho, ma sperare sempre nel meglio e cercare di raggiungerlo. Perche' amo la vita e sentirmi viva, e amo vedere gli altri che vivono e vogliono vivere. Ho compassione per coloro che buttano via la propria vita, anche facendosi del male da soli (io sono molto salutista, anche se a volte non sembrerebbe). Primo perche' fanno del male a loro stessi e un giorno lo rimpiangeranno e si odieranno per quello che stanno facendo. Secondo, perche' se sono persone che amo, allora fanno del male anche a me. E non lo sopporto.
     
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  4. Gamahuaia
     
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    In parte condivido i tuoi pensieri: anche io voglio vivere e tentare di avere sempre di più, ovviamente parlando in senso di conoscenza e di benessere spirituale, e anche io disprezzo quelli che fanno della loro esistenza una ricerca spasmodica della ricchezza materiale e del modo di apparire meglio agli ocche degli altri. Però io penso anche che la morte sia una parte necessaria della vita, per quanto questa possa creare dolore nelle persone che mi hanno voluto bene, e quindi non la temo in quanto fine della mia esistenza, ma più che altro la considero solo fonte di enorme dolore per le persone che mi stanno attorno.

    Anche io da piccolo, verso i nove anni circa, ero preoccupatissimo dalla morte e mi sono messo a piangere dallo spavento che provavo al pensiero di cosa avrebbe potuto succedermi alla fine della mia vita. Ero seriamente turbato, non ho dormito per qualche mese... Poi fortunatamente questa preoccupazione non ha più attraversato la mia mente. Ora riesco a vedere quel momento con un occhio più scientifico e materialista, forse anche più freddo, ma credo che sia il modo migliore di affrontare la morte, almeno teoricamente... Poi tutto può succedere e qualche avvenimento o semplicemente il percorso che affronterò durante la vita potrà farmi cmabiare idea...
     
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  5. Strider345
     
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    La morte per quanto mi riguarda è un diverso stato della materia. La materia muta forma (secondo il primo principio della termodinamica, secondo me assolutamente valido) e non viene mai distrutta, ma "semplicemente" cambia il suo stato. In un certo qual modo potremmo divenire aria dopo la morte, come potremmo divenire terra, come potremmo divenire sali minerali... insomma, noi stessi potremmo essere parte di altri esseri umani vissuti in passato... oppure potremmo essere stati parte di un tavolino per quello che ne sappiamo. Insomma, quel che è (secondo me) certo è che il mondo è impregnato dell'esistenza umana, e anche i pressi della nostra galassia.

    Pensateci: un uomo del medioevo mangia una mela, butta i resti per terra. Qualche decina di anni dopo su quella stessa terra viene sepolto un uomo. Molto tempo dopo magari quella terra viene utilizzata per coltivare (ricordate, resti della mela e dell'uomo sepolto, lo so è un po' macabro, ma seguitemi). Ciò che è stato coltivato viene utilizzato per nutrire una donna incinta. Il feto riceve l'alimento e, come dire, cresce con sè una parte di un altro uomo vissuto molto tempo addietro e una parte della mela mangiata da un altro uomo. E' come se dentro il nuovo essere umano ci fossero degli elementi di altri due uomini vissuti precedentemente.
    Io credo che a livello atomico una specie di "memoria della specie umana" esista in ogni uomo. Ma non sto parlando del DNA perchè esso è solo una serie di informazioni di base per creare un essere umano. E poi il DNA è formato da moltissimi atomi. E' una specie di reincarnazione a livello atomico.

    La volete sapere una cosa interessante? Ho scoperto che in un computer, e più precisamente su un HDD, si possono recuperare i dati a livello atomico, tramite le orbite di rotazione degli elettroni. Cioè, quando un file viene cancellato anche in modo profondo, rimangono dei frammenti nelle orbite di rotazione degli elettroni.
    Sarebbe così paradossale spiegare i fenomeni di reminescenza che hanno avuto nei secoli molti uomini con questa teoria della "memoria atomica della specie umana"?
     
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  6. Gamahuaia
     
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    Interessante... Ora non ho tempo di dilungarmi, ma lo farò al più presto, cmq lo reputo molto valido
     
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  7. Maailman loppu
     
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    Innanzitutto volevo farvi notare come la nostra società, rispetto a quella antica (poniamo ad esempio quella di epoca augustea di Orazio) faccia della morte un tabù molto diverso. Nell'antichità infatti la morte era sentita proprio come parte della vita, come dice Strider di parte di un ciclo naturale. Veniva rappresentata nelle tragedie in modo più esplicito e vissuto, ed era molto più vicina allo spettatore, si pensi anche solo ai giochi dei gladiatori. Inoltre ricordiamoci che, essendo più alta la mortalità, essa era più vicina anche nel quotidiano... L'esistenza stessa, nelle società tribali, è ancora oggi vista come una "serie di morti".... pensate al giovane che "muore" come bambino per "rinascere" al mondo degli adulti... il nostro mondo ha perso in parte la concezione della vita come una serie di cicli di vita e morte, di rinnovamento e decadenza... la morte viene allontanata così dal quotidiano... paradossalmente, però, non le si attribuisce il valore sacro del tabù... per esorcizzarla, noi la "hollywoodizziamo", le poniamo il filtro del cinema, la valenza commerciale, tanto che una tragedia dove muoiono migliaia di persone non viene più sentita da noi come portatrice di turbamento, a patto che sia sul grande schermo e basta... e questo bisogno di "annientare la morte" deriva proprio dal fatto che noi con la morte non abbiamo più familiarità.

    La mia visione della morte risente in gran parte dei miei valori religiosi. Io credo che la Divinità sia energia, e che essa sia immanente nel mondo, sia in tutto ciò che esiste. Ora, la scienza ha dimostrato che ogni cosa possiede energia - io sono convinta che anche la materia costituisca una forma di energia a frequenza "più bassa". Sono convinta che quando un persona muore, il suo corpo torni ad essere energia, mentre la sua anima (energia anche essa) si reincarni, si unisca ad altra energia e torni a vivere, finchè non ha sviluppato una serie di esperienze, o, per dirla con parole più "scientifiche" (anche se, come sostiene Kant, parlando di metafisica non possiamo parlare di scienza) finchè non ha concluso il suo ciclo... quindi sinceramente non mi fa paura tornare ad essere ciò che già sono, cioè energia... naturalmente mi fa un po' paura l'idea della morte in quanto si tratta comunque dell'idea dell'ignoto che ci viene incontro, senza contare che mi disgusta un po' pensare che un giorno dovrò decompormi o comunque essere bruciata (perchè vorrei essere cremata)... Ma non credo nel giudizio delle anime nell'aldilà, nel Paradiso o nell'Inferno. La Divinità è energia; è vero, morendo torniamo alla Divinità, ma solo per riunirci alla sua energia, che muove l'Universo. Per me l'aldilà è una danza, non la sala di un tribunale.
     
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  8. Andre the Immortal
     
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    Premetto che sono epicureo... Atomi siamo e atomi torneremo...

    Però per quanto riguarda la morte ho fatta mia una frase che ritengo la più significativa e decisiva riguardo alla morte e a dIo che ognuno dovrebbe tenere bene a mente quando tratta certi argomenti per mantenere un contatto con la realtà...
    Questa frase è semplice, efficace, non mistificabile, dettata da una interpretazione razionale e critica del mondo. ed è:

    NESSUNO NE SA NIENTE.
     
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  9. Gamahuaia
     
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    Ciò è perfettamente vero, però a volte è piacevole discuterne e cercare delle soluzioni possibili... Se non ci fosse stato questo desiderio probabilmente staremo ancora cacciando con pietre affilate...
     
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  10. Strider345
     
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    CITAZIONE (Gamahuaia @ 24/9/2007, 19:05)
    Ciò è perfettamente vero, però a volte è piacevole discuterne e cercare delle soluzioni possibili... Se non ci fosse stato questo desiderio probabilmente staremo ancora cacciando con pietre affilate...

    Tranquillo. Succederà nuovamente. Vico Docet
     
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  11. Andre the Immortal
     
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    CITAZIONE
    Se non ci fosse stato questo desiderio probabilmente staremo ancora cacciando con pietre affilate...

    Scusate ancora mi faccio prendere e non mi spiego bene... con la mia frase non intendevo che dobbiamo chiuderci a riccio ed evitare ogni riflessione, postulato, teoria o concezione flilogica o eziologica... intendevo semplicemente muovere una critica a tutti quelli che credono di aver trovato la verità assoluta e sublimano tutte le altre come concetti astratti mentre mantengono le loro idee incondizionatamente... Rivolgetevi dalle parti del centro di Roma per qualche esempio
     
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  12. Gamahuaia
     
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    CITAZIONE (Andre the Immortal @ 24/9/2007, 21:21)
    CITAZIONE
    Se non ci fosse stato questo desiderio probabilmente staremo ancora cacciando con pietre affilate...

    Scusate ancora mi faccio prendere e non mi spiego bene... con la mia frase non intendevo che dobbiamo chiuderci a riccio ed evitare ogni riflessione, postulato, teoria o concezione flilogica o eziologica...

    Sì, ò'avevo capito, era solo una conferma di quello che intendevi...
     
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  13. Thalliarco787
     
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    Orazio come pessimista? Forse no. Inanzitutto vorrei sottolineare quanto la morte sia l'unica certezza che l'essere umano possiede. Per questo motivo lui ne è tormentato, ma come lui, anche io lo sono. E in questo non ci vedo assolutamente pessimismo, ci leggo del triste realismo, di chi sente di essere impotente davanti a qualcosa che non può controllare (cosa peraltro vera, a mio parere). Secondo me dare delle interpretazioni scientifiche alla morte è alquanto inutile, con la scienza si cerca di arrivare a formulare delle leggi valide ed applicabili universalmente, non si vuole fare opinionismo.
    Per quanto riguarda Orazio, sì, credo che lui abbia dentro di sè questo sentimento di paura per la morte, ma lo ha, come qualcuno ha già detto riguardo ai nostri tempi, perchè intorno a lui si vive in una sorta di esorcizzazione della vita, per sfuggire al pensiero che domina ogni essere umano: la paura della morte. Orazio in genere si rivolge a dei giovani, lui dialoga con la giovinezza, ha un fare malinconico, che si intravede fra i versi.
     
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12 replies since 17/9/2007, 16:20   6984 views
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