Cap. 8

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  1. Caramella_Tossica
     
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    Cap. 8

    Gerard continua a fissarmi, ma con un’espressione un po’ preoccupata. Penso di essere sbiancata di botto.
    “Che cosa hai detto?”
    Gli chiedo, con un tono di voce così basso che non mi sento nemmeno pronunciare le parole.
    Non può essere vero.
    “Era sua sorella, Wendy. Avevano lo stesso padre. Il signor Beaufort ha avuto molte donne, e Edie era la sua figlia illegittima. Il padre l’ha vista solo una volta, una sera d’inverno quando Edie e sua madre erano andate a villa Beaufort per ottenere quello che gli spettava. Edie si ricordava di suo padre come un uomo alto, bellissimo a suo parere, che quella notte le ha accarezzato la testa dicendole “Sei bella come tua madre”, per poi sparire dalla sua vita come era comparso, ovvero senza lasciare traccia, se non ad eccezione di un cospicuo assegno che le arrivava ogni fine mese. Glen, quella sera, ha ascoltato tutto nascosto su per le scale, (come le ha raccontato in una delle sue lettere) e dopo che lei e sua madre se ne erano andate ha chiesto il loro indirizzo a suo padre, il quale gliel’ha consegnato senza problemi, a patto che non andasse a raccontare nulla alla madre di Glen, che non sapeva nulla. Lui ed Edie si sono conosciuti attraverso le lettere, e hanno imparato a volersi bene. Ricordo come era felice, quando riconosceva sulla busta la scrittura illeggibile di suo fratello… le sue lettere erano l’unica cosa che portavano un po’ di luce nella sua vita.”.
    “Ma perché non mi ha mai racconatato nulla? Ci siamo sempre detti tutto… non capisco..” sussurro, cercando di non scoppiare a piangere. Mi sento tradita e inutile come non mai.
    Gerad mi accarezza dolcemente i capelli.
    “Non prendertela con te stessa. Probabilmente non te l’ha raccontato perché si vergognava di suo padre, o perché semplicemente era troppo complicato da spiegare.” Lo guardo con gli occhi pieni di lacrime. Lui mi sorride, per poi stringermi a lui.
    “Ti considera responsabile della morte di sua sorella.” Dico ad un tratto. Sento Gerard sospirare, e io mi abbandono tra le sue braccia.
    “Proprio così. E io non lo biasimo affatto.” Mi tiro su di scatto, guardandolo negli occhi.
    “Non è stata colpa tua, Gerard. Non devi assolutamente pensarlo. Forse volevi più bene a lei che a te stesso. Hai fatto il possibile. Vi eravate persi entrambi, purtroppo il più debole dei due non ce l’ha fatta. L’unica colpa di cui ti puoi accusare è quella di non aver reagito prima che accadesse l’irreparabile… ma d’altronde non era una tua responsabilità salvarla. La amavi, ma l’amore non basta se dall’altra parte non c’è il desiderio di cambiare la propria vita.”
    Parlo per esperienza, anche se la mia situazione era un po’ diversa. Io amavo mia madre, ma non potevo prendermi cura di lei. Si è arresa troppo in fretta, e io non potevo fare niente per impedire che si uccidesse. La depressione era diventata parte di lei, e purtroppo non ha voluto provare a combatterla.
    Gerard mi guarda con tenerezza, sfiorandomi una guancia con il dorso della mano. “Hai perfettamente ragione. Non mi stupisce che tu sia così matura… lo sei sicuramente più di me.” Mi dice sorridendo. Ricambio il sorriso, prendendo la sua mano tra le mie.
    Rimaniamo in silenzio per un po’, il che mi dà tempo per pensare. La sua storia mi ha così sconvolto…. il segreto nascosto nei suoi occhi mi è stato finalemnte svelato, e ora più che mai capisco quanto poco so su di lui. Ho paura di guardarlo di nuovo e scoprire altre verità scomode.
    Improvvisamente, sento la mano di Gerard liberarsi dalla mia stretta. Alzo lo sguardo su di lui, e lo vedo accendersi una sigaretta. Dopo aver aspirato due lunghe boccate, il suo sguardo si concentra nuovamente su di me.
    “Vuoi sapere qualcos’altro?” mi chiede ad un certo punto, ma non vi è traccia di sarcasmo nella sua voce.
    Lo guardo mentre una domanda mi affiora alle labbra. Gerard se ne accorge, infatti mi fissa più intensamente.
    “Puoi chiedermi tutto, lo sai. Non avere paura.” Tira un’altra boccata, senza distogliere lo sguardo da me.
    “Ti manca? Edie, voglio dire. Ci pensi ancora?” Dico tutto d’un fiato.
    Gerard ha uno sguardo strano, tanto da farmi temere di aver fatto la domanda sbagliata.
    “Ci penso ogni giorno.” Mi risponde, con voce bassa e carica di dolore.
    Mi irrigidisco, provando una voglia irrefrenabile di andarmene. Non mi aspettavo questa risposta… avevo la presunzione che per lui esistessi solo io.
    Gerard mi guarda, forse avvertendo il mio disagio. Allunga una mano verso di me come per accarezzarmi, ma io mi allontano leggermente per sfuggirgli.
    “Ho promesso di essere sincero con te, ricordi? Mi dispiace se la verità ti fa soffrire.” sussurra, senza guardarmi negli occhi.
    Non sopporto di sentirlo così distante. Faccio per dire qualcosa, ma la voce mi muore in gola.
    Gerard si alza dal divano, dirigendosi verso il frigo. Prende un’altra bottiglia di birra, e neanche questa volta me ne offre.
    Io rimango immobile, pensando a cosa fare. Andarsene sarebbe da vigliacchi… ma restare e costringerlo a dimenticare è da egoisti. Chi sono io per dirgli di rinunciare al suo passato?
    Gerard non dice una parola. Il suo silenzio fa più male di tutto quello che ha detto finora.
    “Ti prego, dì qualcosa.” mi dice all’improvviso. Alzo lo sguardo e me lo trovo davanti. I suoi occhi hanno un’espressione supplichevole, ma non patetica.
    “Cosa dovrei dire? Tu non l’hai mai dimenticata, e forse non lo farai mai. Io sono solo una copia sbiadita dell’originale. Temo che non potrò mai significare tanto quanto lei ha significato per te.” gli rispondo, guardandolo a fatica negli occhi.
    Abbasso lo sguardo in fretta, senza dargli il tempo di leggermi dentro.
    Improvvisamente, mi prende per i polsi, costringendomi a fronteggiarlo.
    Non voglio guardarlo negli occhi, quindi faccio resistenza. “Guardami.” mi dice, con voce sicura. Non gli obbedisco, continuando ostinatamente a fissare per terra.
    “Ti ho detto di guardarmi!” Urla, con voce talmente arrabbiata da convincermi ad alzare gli occhi su di lui.
    I suoi lineamenti si rilassano, tornando alla sua solita espressione.
    “Scusami. Non dovevo alzare la voce. Mi dispiace.” Nonostante non sia più arrabbiato, le sue mani continuano a stringermi .
    “In ogni caso, non voglio più sentirti dire una cosa del genere.” Mi dice, fissandomi.
    “L’ho amata, questo non posso negarlo, e ci penso solo per ricordare a me stesso quanto sono stato debole in quel momento, ma questo non ha niente a che fare con te.” Detto questo, allenta la presa intorno ai polsi. Racchiude le mie mani tra le sue, per poi tornare a guardarmi.
    “Dopo tanto tempo, sento che posso di nuovo dare il mio cuore ad un’altra persona… non posso permettere al mio passato di ostacolarmi, non credi?”
    Annuisco, estremamente sollevata.
    Gerard mi sorride, portandosi la mia mano alle labbra.
    Sorrido anche io, arrendendomi.
    “Forse è ora che ti riporti a casa…” Mi dice ad un tratto, dando un’occhiata distratta all’orologio. Lo guardo anche io, accorgendomi che è decisamente tardi.
    “Già, lo credo anch’ io… anche se rimarrei molto volentieri qui.” Lo guardo, sapendo di essere arrossita.
    Gerard ricambia il mio sguardo.
    “Beh, allora resta.” mi risponde con un tono estremamente serio.
    Io lo guardo stupita, e quando lui mi sorride decido di stare al gioco.
    “Stai cercando di sedurmi?” gli dico, fingendo malizia.
    “Non oserei mai… d’altronde sei ancora una bambina.” mi risponde, prendendomi in giro.
    Faccio per andarmene, fingendo di essermi offesa. Ma lui è più veloce. Mi abbraccia da dietro, impedendomi di muovermi.
    Scherzando cerco di liberarmi, ovviamente senza successo.
    Gerard mi lascia andare, e io mi appoggio contro il muro vicino all’entrata.
    “Sicura di non voler restare? Almeno per un altro po’…” dice, prendendo tra le dita una ciocca dei miei capelli.
    “Mi dispiace, ma è davvero tardi… e poi non sei sempre tu a dirmi di rispettare gli orari per non far arrabbiare mia zia?”
    Gerard ride, continuando a giocherellare con i miei capelli.
    “Giusto… ma ogni tanto bisogna trasgredire le regole, non credi?” mi dice.
    “A volte, ma non questa sera.” gli rispondo, allontanandolo dolcemente.
    Gerard sembra convinto. Prende la giacca e insieme usciamo dal suo appartamento. Arriviamo a davanti a casa mia, e Gerard salutandomi mi chiede: “Allora per la nostra cena?”.
    Me n’ero quasi dimenticata. “Ma certo. Ti va bene domani sera alle otto?”
    “Benissimo. Ti passo a prendere… non vedo l’ora.” Lo guardo e riconosco nei suoi occhi la mia stessa espressione, carica di aspettative e di dolci promesse di felicità.


    Per adesso sono arrivata qui. Fatemi sapere se vi è piaciuto! Ovviamente sono beneaccette le critiche, se sono costruttive! :ccc:
     
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0 replies since 26/8/2008, 14:28   91 views
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